Nel passaggio dalla postura quadrupede
alla posizione bipede, l’anca, che era
l’articolazione prossimale della radice dell’arto posteriore è diventata
l’articolazione della radice dell’arto inferiore.
Nel tempo l’anca ha assunto un
ruolo esclusivo di sostegno del tronco sia in posizione statica sia durante la
deambulazione.
L’anca, o articolazione
coxo-femorale, assume quindi la funzione di orientamento e di sostegno dell’
arto inferiore.
Rappresenta il contrario dell’articolazione della spalla , che è un complesso articolare, enartrosi, dotata di un notevole movimento a scapito della stabilità. La coxo-femorale è dotata di un movimento di minore ampiezza, compensato in certa misura dal rachide lombare, e il suo lavoro è in compressione, perché supporta il peso del corpo, al contrario dell’ articolazione della spalla che lavora in scioltezza. L’anca non possiede grande ampiezza di movimenti e queste sue caratteristiche la rendono l’articolazione più difficile da lussare di tutto il corpo.
L’anca è l’articolazione formata
da femore e dall’osso iliaco.
Una struttura concava presente nell’osso iliaco, l’acetabolo, forma una forma di tasca all’interno della quale si inserisce la testa del femore.
Attorno a entrambe le strutture c’è la cartilagine, che fornisce una superficie liscia con la funzione di attutire i colpi e scongiurare l’attrito tra le ossa, permettendo loro di scorrere liberamente l’una sull’altra.
Una struttura concava presente nell’osso iliaco, l’acetabolo, forma una forma di tasca all’interno della quale si inserisce la testa del femore.
Attorno a entrambe le strutture c’è la cartilagine, che fornisce una superficie liscia con la funzione di attutire i colpi e scongiurare l’attrito tra le ossa, permettendo loro di scorrere liberamente l’una sull’altra.
L’articolazione è lubrificata dal liquido sinoviale prodotto
dalle membrane che circondano la cartilagine.
Oltre alle ossa nell’anca sono
presenti diversi legamenti che prevengono la lussazione dell’ articolazione.
Tre di questi sono extra capsulari (l’ileo-femorale, il pubo-femorale ,
anteriormente, e l'ischio-femorale, posteriormente), sono attaccati alle ossa del
bacino (l’osso iliaco, l’osso pubico e l'ischio) e rinforzano la capsula
limitando movimenti eccessivi dell’articolazione. Il quarto è il ligamentum
teres, un legamento intracapsulare attaccato all’acetabolo che si stira solo in
caso di lussazione, prevenendo un ulteriore dislocazione. Infine i muscoli
localizzati in questa regione del corpo permettono alle ossa di rimanere unite
scongiurando il rischio di lussazioni.
I muscoli che agiscono sull’anca
vengono distinti in sei gruppi:
- adduttori
- abduttori
- rotatori interni
- rotatori esterni
- estensori
- flessori
Gli adduttori dell’anca sono
ulteriormente suddivisi in adduttori primari (adduttore lungo) e in adduttori
secondari ( adduttore breve, adduttore grande, pettineo e gracile). Sono
muscoli adduttori della coscia, inoltre partecipano anche alla flessione,
all’intra e all’extra rotazione dell’ anca.
Gli abduttori dell’ anca invece
sono il medio gluteo (abd. primario) e il piccolo gluteo (abd. secondario).
Essi, se prendono punto fisso sul bacino,sono muscoli abduttori ed intrarotatori
della coscia. Se, invece, prendono punto fisso sulla coscia, inclinano e
ruotano le pelvi dal proprio lato.
I muscoli rotatori interni sono
il piccolo e medio gluteo mentre i rotatori esterni sono il piriforme,
l’otturatore (interno ed esterno), il gemello superiore ed inferiore e il
quadrato femorale.
Il muscolo flessore primario
dell’anca è l’ileopsoas che sostanzialmente flette la coscia sul bacino mentre
il secondario è il retto del femore che, oltre ad estendere la gamba sulla
coscia, partecipa anche alla flessione dell’anca. Gli estensori invece sono il grande gluteo (primario), il bicipite femorale, il semitendinoso ed il
semimembranoso (secondari).
La coxo-femorale è
un’articolazione a tre assi di movimento:
- Frontale: permette movimenti di flesso estensione sul piano sagittale
- Sagittale: permette movimenti di abduzione adduzione sul piano frontale
- Verticale: permette movimenti di rotazione.
La flessione, con il ginocchio in
estensione, oltrepassa solo raramente i 90 ° mentre con il ginocchio flesso
raggiunge i 140°. Il movimento attivo invece è di 120°.
Anche l’estensione è sottomessa alle stesse regole meccaniche della flessione per cui l’estensione passiva raggiungibile è maggiore di quella attiva. Passivamente l’anca raggiunge in estensione i 30° mentre nei movimenti attivi arriva a 20°.
Anche l’estensione è sottomessa alle stesse regole meccaniche della flessione per cui l’estensione passiva raggiungibile è maggiore di quella attiva. Passivamente l’anca raggiunge in estensione i 30° mentre nei movimenti attivi arriva a 20°.
Se l’abduzione raggiunge apparentemente i 90°, va detto che questa ampiezza rappresenta la somma di vari movimenti frontali. L’adduzione pura invece è impossibile, a meno che l’altro arto sia in modesta flessione o estensione. Può , in questo caso, arrivare a 25°-30° (nella quotidianità quando incrociamo le gambe..).
L’ ampiezza della rotazione
esterna è di 45° e porta il piede in fuori mentre l’ ampiezza della rotazione
interna è di 30° e porta il piede in dentro.
VALUTAZIONE DELL’ANCA
I dolori che compaiono all’anca
possono avere origini e cause differenti; nei bambini e negli adolescenti in
genere sono sintomi di gravi malattie e che vanno approfonditi con la massima
cura.
Le patologie dell’anca causano
principalmente dolori all’inguine che spesso s’irradiano fino al ginocchio, ma
talvolta possono essere dei dolori che hanno origine nelle articolazioni
lombari, sacrali o iliache. In generale molte malattie dell’anca possono anche
essere ordinate secondo l’età del soggetto:
- infanzia: lussazione congenita;
- giovani: morbo di Perthes o osteocondrosi della testa femorale (in quanto colpisce l’epifisi prossimale dell’osso stesso);
- età adulta: i dolori che compaiono all’anca possono avere origine infiammatoria o degenerativa (coxartrosi).
Esistono poi tutte le problematiche infiammatorie riguardanti l’articolazione dell’anca che sono tipiche delle articolazioni sinoviali e sono le capsuliti e le borsiti.
Le cause di degenerazione
dell’articolazione coxo-femorale sono:
- la lussazione congenita dell’anca, qualora non venga ben trattata, può lasciare come residuo una displasia dell’acetabolo che in seguito sarà la causa di una instabilità articolare con conseguente coxartrosi che si manifesta spesso con dolori da sforzo o da sovraccarico;
- la necrosi asettica della testa del femore;
- i traumi;
- il processo di invecchiamento fisiologico;
- le forme reumatiche o dismetaboliche;
- una iperlordosi lombare o una scoliosi, insieme o separate, possono indurre posizioni errate del bacino con conseguenti forme patologiche reattive;
- le dismetrie degli arti, sono una evidente causa di anomalie che porteranno con gli anni a forme degenerative; nell’esaminarle, però, bisogna fare attenzione che non si tratti di accorciamenti apparenti dovuti a contratture o dislocazioni;
- i decentramenti articolari.
Alcune aree periarticolari
possono generare dolore locale e irradiato all’articolazione. La loro
valutazione è il primo passo per una diagnosi differenziale delle problematiche
dell’anca. Questa prima valutazione interessa:
- il legamento inguinale;
- il muscolo sartorio ( quando si riscontra una abduzione , flessione e rotazione laterale dell’anca è indice di una sua brevità);
- il muscolo adduttore lungo (palpabile quando l’arto viene portato in abduzione);
- la borsa trocanterica (se è infiammata, l’area intorno ad essa compare pastosa, infiltrata e può essere dolente alla palpazione);
- il nervo sciatico (può essere dovuto ad un’ernia del disco lombare o ad uno spasmo del muscolo piriforme o ad un trauma diretto sul nervo stesso);
- la tuberosità ischiatica (una dolenzia in questa regione può essere causata da una borsite ischiatica. Evento raro).
I test propri dell’anca invece
sono:
- test della punta delle dita: valuta la contrattura della muscolatura ischio-crurale;
- test per la contrattura del muscolo retto femorale;
- test di Thomas: valuta la possibilità di estensione dell’anca;
- test di compressione di Noble: valuta la contrattura del muscolo tensore della fascia lata;
- test di Ober: valuta la contrattura della bandeletta ileo-tibiale;
- segno di Drehman: indica uno stato patologico dell’articolazione;
- test di Anvil: indicativo di affezioni dell’anca;
- segno di Fabere-Patrick: indicativo del morbo di Perthes;
- test di Galeazzi – Ellis: valuta la dismetria degli arti inferiori;
- segno del sollevamento degli arti inferiori: indicativo di un’affezione del midollo spinale o di una lesione discale nei bambini;
- test per la displasia dell’anca secondo Kalchschmidt: valuta il dolore conseguente alla displasia di anca.
Test della "punta delle dita" |
Test di Thomas |
Test di Ober |
Test di Anvil |
Segno di Fabere-Patrick |
Test di Galeazzi |
Test per la lussazione congenita dell'anca |
Altri test per valutare l’anca
possono essere fatti valutando semplicemente:
- la postura del soggetto in ortostatismo su tutti i piani;
- la postura del soggetto sdraiato in decubito supino;
- la postura del soggetto da seduto;
- la postura del soggetto in equilibrio monopodalico per avere, in quest ultimo caso, una prova della funzionalità della muscolatura pelvi-trocanterica ed evidenziare un eventuale segno di Trendelemburg o di Duchenne.
Articolo a cura di MARCO GIAVENO
Diploma ISEF conseguito nel 2001 presso l'ISEF di Torino.
Laurea magistrale in Scienze motorie e sportive conseguita nel 2003
presso l' Università degli studi di Torino.
Diploma di Massofisioterapista conseguito presso l' Istituto E. Fermi di
Perugia.
Master di primo livello in Terapia Manuale Osteopatica conseguito presso
L' Osteopathic IITM school di Bologna.
Attualmente iscritto al 4° anno di Osteopatia presso la medesima scuola.